1 - Giugno 2013 - DG/Universal ricorda Karl Bohm con una pubblicazione monografica di ampio respiro

Con due anni di ritardo ma con una pubblicazione davvero importante DG/Universal ricorda il trentennale della scomparsa di Karl Bohm.

Karl Bohm
Karl Bohm

Abbiamo più volte lamentato in questi anni che non si fosse onorato il trentennale della scomparsa di Karl Bohm con una serie di uscite discografiche che, almeno, riportassero sul mercato italiano dei titoli importanti della sua pur vasta discografia da tempo assenti.

 

Si può dire che le nostre lamentele siano state ascoltate ed i nostri desideri esauditi in buona parte.

 

Quella che forse era una delle carenze più gravi dal punto divista della discografia disponibile di questo straordinario direttore é stata colmata.

 

Nella sezione "discografia" potete leggere la recensione del corposo cofanetto appena pubblicato che contiene, per la prima volta insieme, le integrali DG incise da Bohm con i filarmonici di Berlino e di Vienna di Beethoven, Brahms (che risultavano fuori catalogo o quanto meno non disponibili almeno dal 2008), Mozart e Schubert.

 

Apprendiamo che sarebbe allo studio il progetto di un ulteriore cofanetto contenente tutte le opere d Mozart incise da Bohm, speriamo che in questo progetto trovino posto anche le sue registrazoni haydniane come pure alcune "gemme sparagliate" a tutt'oggi introvabili (le tre ultime Sinfonie di Tchaikovsky, la Sinfonia dal Nuovo Mondo, la Quarta di Schumann e Ein Heldenleben con i Wiener Philharmoniker)

1 - Agosto - Novembe 2011 - un anniversario mancato. i 30 anni dalla scomparsa di Karl Bohm

Il 14 Agosto 1981 moriva, nella sua amatissima Salisburgo, uno dei più grandi direttori d'orchestra del nostro tempo, Karl Bohm.

 

A 87 anni era, per così dire, ancora "sulla breccia". Ci risulta che solo poco tempo prima di morire aveva effettivamente annullato i suoi impegni a causa del peggiorare delle condizoni di salute. In realtà, pare di capire che l'uomo e l'artista Bohm avessero la volontà di dire ancora molto in merito all'interpretazione del suo repertorio più amato: in particolare Richard Strauss e Mozart, ma non solo.

 

Quello che colpisce é che in questo 2011 pare proprio che nessuno si sia ricordato di Karl Bohm, tanto meno (o quanto meno in misura ben ridotta rispetto a quanto augurabile) le case discografiche con le quali Bohm collaborò intensamente per tutta la sua carriera. Ma andiamo con ordine.

 

Ricorrendo i 30 anni dalla morte di un simile musicista, ci si aspetterebbe, almeno, l'uscita di un volume di carattere biografico. Nulla del genere. Ebbene, non quello, ma almeno un'uscita discografica di carattere commemorativo, magari a medio prezzo: invece no; la ricchissima discografia di Bohm disponibile ha addirittura "perso" qualche tassello importante sia sul fronte operistico che sinfonico, ad esempio, con l'uscita dal catalogo (nientemeno) che delle integrali sinfoniche di Beethoven e Brahms incise tra il 1970-'71 ed l 1975-'76 per Deutsche Gramophom. 

 

Ma, prima di tutto, cerchiamo di ricostruire qualcosa proprio dello straordinario "lascito" discografico di questo artista che appare, del tutto immotivatamente, un po' troppo dimenticato, oggi.

 

L'eredità artistica di Karl Böhm è da considerare tra le più significative nel pur ricchissimo panorama della grande tradizione direttoriale austrotedesca.

 

Böhm, lo abbiamo detto  scritto più volte, fu un grandissimo interprete, capace di incarnare la "grande tradizione" nel senso più completo del termine sia sul fronte operistico che sinfonico.

 

Le sue incisioni discografiche - particolarmente quelle realizzate per Deutsche Grammophon tra il 1953 (anno del suo debutto discografico con questa etichetta nell'incisione della Sinfonia n. 5 di Beethoven con i Berliner Philharmoniker) ed il 1980 (anno della sua ultima registrazione, la Sinfonia n. 9 di Beethoven, a Vienna con Placido Domingo nel cast vocale) - testimoniano di un interprete dalla grande onestà intellettuale, sempre attentissimo, fedele alla partitura con umiltà e passione ed allo stesso tempo coerente e perfettamente lucido nel rapporto con l'orchestra anche in tarda età.

 

Insuperati punti di riferimento restano, a tutt'oggi, le sue incisioni delle integrali sinfoniche di Mozart e Schubert (ambedue realizzate a Berlino negli anni '60, un periodo felicissimo dell'attività di Bohm e del suo rapporto con i Berliner Philharmoniker). Queste due pubblicazioni sono talmente "di riferimento" che vengono mantenute ininterrottamente in catalogo dalla Deutsche Grammophon sina dalla loro uscita!...primato che esse condividono solo con pochissime altre integrali discografiche del grande repertorio, tra cui quella di Bruckner diretta da Eugen Jochum e quella di Dvorak diretta da Rafael Kubelik).

 

Di estremo valore ed interesse - sia pure registrate in MONO - le incisioni beethoveniane (Sinfonie n. 3, 5, 7 e la Missa Solemnis, realizzate a Berlino tra il 1953 ed il 1960 ma, soprattutto l'integrale con i Wiener Philhamoniker pubblicata nel 1973, di cui l'Eroica, la Pastorale, la n. 2 e la n. 7 rappresentano, forse, i momenti più alti), nonché gli ultimi tre Concerti per pianoforte ed orchestra con Maurizio Pollini solista (anche in video) e le 4 Sinfonie di Brahms (incise sempre a Vienna nel 1976).

 

Ancora su Mozart, esemplari le registrazioni effettuate ad Amsterdam di alcune Sinfonie alla fine degli anni '50 (con l'Orchestra del Concertgebouw), le due registrazioni del Requiem (per la Philips nel 1956 e per la DG nel 1971), le incisioni delle grandi Serenate ("Gran Partita", "Haffner" e "Posthorn") con i Berliner Philharmoniker e di alcuni Concerti per pianoforte ed orchestra (il KV 595 con un indimenticabile Gilels, il KV 365 per due pianoforti sempre con Gilels e la figlia Elena, il KV 488 ed il KV 459 con Pollini) nonché l'integrale dei Concerti per strumenti a fiato ed orchestra con i Wiener Philhamoniker e le prime parti dell'Orchestra quali solisti.

 

Praticamente introvabili perché mai ristampate in cd, ma assolutamente significative, le sue incisioni haydniane: uno sparuto gruppo di Sinfonie alla testa dei Wiener Philharmoniker (88, 89, 90, 91 e 92 "Oxford", oltre ad una Sinfonia Concertante). Invece, in cd fu ripubblicata la sua inarrivable interpetazione dell'Oratorio "Le Stagioni" che però, ad oggi risulta fuori catalogo esattamente come le integrali di Beethoven e Brahms. 

 

Solo 4 Sinfonie di Anton Bruckner nelle discografia "ufficiale" di Böhm: Terza e Quarta (1974) per DECCA e, nel 1977, Settima ed Ottava per DG, tutte con i Wiener Philharmoniker.

 

Bohm fu un direttore che relativamente poche volte nella sua lunga carriera tornò a registrare il proprio repertorio più consolidato, a meno che l'evoluzione delle tecnologie non consentisse effettivi progressi nella qualità delle incisioni stesse. Così fu, puntualmente, per alcune opere sinfoniche a lui molto care incise alla fine degli anni '50 ancora in MONO e quindi reincise tra la fine degli anni '60 e gli anni '70 (Beethoven, Brahms e Richard Strauss in particolare) con l'unica eccezione dell'amatissimo Mozart sul quale volle tornare in tarda età - avrebbe desiderato, ricordarono i produttori dopo la sua scomparsa, registrare nuovamente l'integrale delle 46 Sinfonie - riuscendo, però, a lasciare alla memoria degli archivi discografici solo le ultime sei oltre alla n. 29 KV 201, alla Musica funebre massonica ed alla Serenata "Eine kleine nachtmusik".

 

Verso la fine della sua intensissima carriera, comunque, Bohm non mancò di realizzare (per Deutche Grammophon) anche alla testa di una strepitosa London Symphony Orchestra - della quale era stato nominato Direttore Onorario - una belle edizione delle tre ultime Sinfonie di Ciaikovsky, come pure la Quarta di Schumann e la "Sinfonia dal Nuovo Mondo" di Dvorak (queste ultime con gli amatissimi Wiener Philharmoniker). Quest'ultimo gruppo di registrazioni, peraltro tutte fuori catalogo da diversi anni, costituiscono l'ennesima testimonianza di una statura artistica immensa sempre vissuta nel rispetto più profondo e completo degli Autori ed in una cura meticolosa e costante di ogni dettaglio della concertazione.

 

Il vertice della discografia di Karl Böhm è considerato il "capitolo Richard Strauss" dove, in effetti, il direttore di Graz ha lasciato testimonianze assai significative tra cui spiccano una spettacolare incisione di "Also sprach Zarathustra" (con i Berliner Philharmoniker negli anni '60) e due di "Ein Heldenleben" (con la Staatskapelle Dresden nel 1957 e con i Wiener Philhamoniker nel 1975).

 

Sul fronte operistico, la vasta discografia di Böhm (comprendente, praticamente, quasi tutte le opere di Mozart, Wagner e Richard Strauss) ha senz'altro diverse memorabili "vette": si va dalla registrazione DG di "Die Zauberflote", realizzata a Berlino nel 1960, alla sua seconda incisione del "Don Giovanni" (un "live" salisburghese del 1976 con Sherril Milnes nei panni del protagonista), per non dimenticare lo storico "Fidelio" di Beethoven, inciso a Dresda nel 1969 (protagonisti Gwyneth Jones, James King e Theo Adam), per giungere al "Tristan und Isolde" del 1966 (con Birgit Nilsson e Wolfgang Windgassen), al "Ring" wagneriano registrato a Bayreuth per DECCA, al "Wozzeck" di Berg per DG ed a tutte le interpretazioni straussiane che rimangono, nel complesso, insuperate (soprattutto "Arianna a Nasso" e "La Donna senz'ombra").

 

La discografia "live" di Böhm (a parte le testimonianze incluse nel catalogo DG, come il già citato "Don Giovanni", un "Così fan tutte" anch'esso "live" a Salisburgo nel 1974 e la Sinfonia D. 944 di Schubert incisa a Dresda nel 1979) comprendono un'interessante serie di documenti pubblicati principalmente dalle etichette ORFEO ed AUDITE relativamente alla collaborazione di Böhm con realtà quali l'Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, il Festival di Salisburgo, i Wiener Symphoniker, L'Orchestra della Radio di Colonia. ecc.

 

Tra queste ultime pubblicazioni citate , giova ricordare le testimonianze della collaborazione di Bohm con alcuni grandi solisti tra cui il pianista Friedrich Gulda, il violinista Wolfgang Schneiderhan ed il violoncellista Enrico Mainardi (i due ultimi, in un sensazionale "Doppio Concerto" di Brahms a Salisburgo nel 1957).

 

Ebbene, appare bizzarro che i 30 anni dalla scomparsa di Karl Bohm non abbiano giustificato neppure una pubblicazione "ad hoc".

 

Deutsche Grammophon ha pubblicato un bel cofanetto dedicato ad un altro grande interprete mancato nel 1981, Karl Richter, che, lo ricorderete, scomparve prematuramente, nel mese di Febbraio.

 

Per Richter, doverosamente, un cofanetto interessante e l'inserimento della sua grandiosa interpretazione della Messa in si minore di Bach nel cofanetto per i 111 anni della DG nel quale, proprio a proposito di Bohm, si trova il Requiem di Mozart da lui inciso a Vienna nel '71. 

 

Ma il silenzio su Bohm appare inquietante su diversi fronti, non solo quello discografico. Non esise un Sito Internet a lui dedicato, per esempio. E se esiste un qualsiasi organismo intenzionato a tutelare la permanenza delle sue nterpretazioni, di studio e live, sui mercati discografici, magari anche multimediali, certo é ben nascosto in quanto non se ne trova traccia.  

 

I motivi di queste "assenze" possono essere molteplici ma non plausibili.

 

In un'epoca dove le azioni di testimonianza e difesa della memoria sono sempre più facili ed agevoli non si può permettere che un simile bagaglio artistico non sia sempre, comunque, ed ovunque disponibile.

 

Ma non sta a chi scrive queste righe giudicare. Quanto sopra ed il poco che abbiamo potuto fare (e faremo) per ricordare Karl Bohm, forse, contribuiranno a continuare a far vivere in maniera più compiuta possibile un modo di fare musica di cui ci sarà sempre bisogno. Ovunque.

 

Novembre 2011

 

Copertina del doppio LP contenente le Sinfonie n. 8 e n. 9 di Beethoven incise da Bohm ai primi anni '70 - ristampate in cd ma da qualche anno fuori catalogo inspiegabilmente
Copertina del doppio LP contenente le Sinfonie n. 8 e n. 9 di Beethoven incise da Bohm ai primi anni '70 - ristampate in cd ma da qualche anno fuori catalogo inspiegabilmente
Tra le ultime, splendide, registrazioni di Bohm, 4°, 5° e 6° Sinfonia di Tchaikovsky. Purtroppo assenti dal mercato italiano da molto, troppo tempo
Tra le ultime, splendide, registrazioni di Bohm, 4°, 5° e 6° Sinfonia di Tchaikovsky. Purtroppo assenti dal mercato italiano da molto, troppo tempo

2 - MARZO 2011 - IL REINTEGRO DEL FUS - EXIT STRATEGY DA UNA CRISI INFINITA O REINVIO DEI PROBLEMI AD UN FUTURO ANCORA PIU' INCERTO?

Molti, moltissimi interrogativi, all'indomani (anzi, all'indopodomani) dell'improvviso, ma non inatteso (ed a lungo auspicato), reintegro del Fondo Unico dello Spettacolo ai livelli del recente passato.

 

Anzi, il 23 Marzo scorso, si é fatto ancora meglio con nientemeno che un piccolo incremento del FUS stesso (intorno al 4,5%).

 

Insomma, alla vigilia di un cambio della guardia ai vertici del MiBac, atteso da molti mesi, é avvenuto quanto tutto il settore attendeva con grande ansia (in particolare, sin dall'ultima occasione mancata per questo reintegro nell'ambito del Decreto "Milleproroghe", pochi giorni prima dello scorso Natale), con il fiato sempre più corto e le speranze ormai quasi perdute.

 

Molti operatori, lavoratori ed imprenditori vedevano, a questo punto, solo la mobilitazione generale in piazza e la smobilitazione generalizzata di molte attività (grandi e piccole) come le uniche certezze di un futuro a tinte fosche....ed invece no. E' bastata (si fa per dire) una presa di posizione particolarmente forte del grande Riccardo Muti (che su tali questioni non si é mai risparmiato, per il vero) ed improvvisamente, dopo pochissimi giorni di rapide consultazioni tecniche (neppure politiche, quindi, ma solo ed esclusivamente tecniche) si é trovata la soluzione.

 

Non entreremo, in questa sede, nel dettaglio di tale soluzione (e di quelle che si potranno prospettare se quella prevista, come spesso accade, subirà modifiche "in corso d'opera") ma ci limiteremo a porre - e proporre - alcuni interrogativi. Il primo tra tutti é elementare nella sua formulazione e si potrebbe riassumere nella domanda: "...ci voleva tanto?...."

 

Si, perché se il problema per trovare poco meno di duecento milioni di euro da destinare ad un settore - che "di colpo" Riccardo Muti sembrerebbe avere fatto scoprire ad alcuni determinanti elementi del Governo come "strategico" ed assolutamente "intoccabile" - era di immaginare un aumento di 1 o 2 centesimi al litro nel prezzo dei carburanti, che bisogno c'era di protrarre l'attesa di questa "exit strategy" dalla crisi sino alle soglie della Primavera 2011 lasciando nella totale confusione tutto e tutti per oltre sei mesi in cui si sono viste situazioni davvero imbarazzanti dal punto di vista economico/gestionale?

 

Non si poteva percorrere prima questa strada? Certamente, ora si sente parlare di "promesse mantenute" e, d'altro canto, di "sospiri di sollievo" e proteste cancellate. Ma resta la memoria del fiato corto con il quale alcune storiche, grandi istituzioni hanno affrontato il passaggio al 2010 al 2011 contestualmente a passaggi gestionali ed avvicendamenti alle dirigenze non meno che traumatici, molto spesso (anche se non esclusivamente) collegati alle incertezze sugli stanziamenti del FUS che, quando sembravano definitivamente assestati a quota 268 milioni (ovvero, prima del reintegro operato in data 23 Marzo), davano misura della precisa volontà di un forte ridimensionamento di tutto il sistema musica e spettacolo italiano.

 

Che questa volontà ci fosse o non ci fosse non é materia di queste righe, anche perché, la dietrologia é una pratica bella e molto spesso utile, tanto che, se basata su fatti concreti e non su supposizioni, molto spesso porta alla verità, ma qui il punto é che il problema non esiste più, almeno per ora.

 

I finanziamenti sono, almeno, al livello dell'anno scorso e gli storici problemi che concorrono ad indebolire pesantemente molte Fondazioni Lirico Sinfoniche possono essere affrontati con politiche gestionali vecchie quanto collaudate che consentiranno di proseguire le attività (più o meno) ai livelli precedenti continuando ad invocare una riforma del settore che, in realtà, nessuno vuole proprio perché i problemi strutturali sono ormai talmente grandi e radicati da non consentire scelte radicali senza provocare quello che nessun Governo italiano ha mai potuto pensare di permettersi, ovvero il malcontento dei lavoratori, specialmente se appartenenti a categorie relativamente privilegiate.

 

E questa era la prima, imprescindibile, domanda riguardo alle possibili, vere motivazioni di quanto é accaduto. A presto per le altre. 

3 - UNO SGUARDO GENERALE SUI CRITERI DELLA RIFORMA DELLE FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE VARATA NELLA PRIMAVERA 2010

LA RIFORMA DELLE FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE - APRILE 2010

 

Il decreto legge approvato il 16.04.2010 dal consiglio dei ministri prende atto sostanzialmente di una cosa: il settore è composto da un personale molto ampio (sulle 5.500 unità) che assorbe circa il 70 per cento del finanziamento pubblico.

 

Per rendere l’idea dei costi fissi legati al personale, basti dire che le spese sostenute per questo capitolo dagli enti lirici superano le sovvenzioni erogate dallo Stato. Nel 2008, a fronte di una spesa di € 340.146.756 per il personale, il contrbuto statale erogato è stato di € 235.465.231.

 

Il governo è partito da questo dato di fatto: i costi per il personale sono troppo elevati, vanno ridotti.  In che modo?

 

1)) Viene riformulato il metodo per la stipula del contratto collettivo. Ad esempio, l’obbligo di certificazione da parte della Corte dei Conti dovrebbe servire a tenere sotto controllo i costi contrattuali. Oppure, si vieta fino alla fine del 2012 di assumere personale a tempo indeterminato, mentre dal 2013 si potrà assumere a tempo indeterminato solamente all’interno di meccanismi di turnover.

 

2) Altre sono poi le misure aventi sempre la medesima finalità: ridurre i costi per il personale.
Questo quanto si dispone dettagliatamente da subito

 

3) Poi vi è un passaggio del decreto in cui si dà mandato al Ministero di rivedere, entro un arco temporale definito, i criteri attraverso i quali lo Stato eroga i contributi a questi soggetti.

 

4) Si prevede dunque una seconda fase della riforma: dopo avere disposto il contenimento dei costi si rimette mano al modo in cui le sovvenzioni vengono date agli enti lirico-sinfonici. Su questo punto bisognerà attendere quanto verrà deciso.

 

5) Per ora vi sono vaghi riferimenti ai criteri che verrano adottati: qualitativi, quantitavi e legati al buon andamento nella gestione dell’istituzione sussidiata.

 

Par di capire che i soldi saranno dati tenendo conto dei bilanci, della qualtà artistica dell’offerta e dei risultati conseguiti (ad esempio in termini di coinvolgimento di pubblico).

 

Da una parte si cerca di bloccare la deriva dei bilanci di queste fondazioni, dall’altra ci si propone di rivedere i meccanismi di erogazione delle sovvenzioni statali (nel senso di premiare quelle realtà virtuose e ben gestite). Insomma, se proprio dobbiamo tenere in piedi con denaro pubblico questi enti, almeno si cerchi di non sperperarne troppo. Tenendo sempre presente quello che dice il sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, Antonio Cognata: «L’idea del finanziamento pubblico all’opera lirica o ai teatri sta semplicemente nel fatto che lo Stato, nella sua funzione etica e paternalistica di allocazione delle risorse per conto di tutti noi, decide che l’opera deve essere prodotta, perchè altrimenti, se l’opera non fosse prodotta oggi attraverso i finanziamenti pubblici, mio figlio, che ora ha 4 anni, non avrà mai la possibilità di vedere un’opera perchè nessuno la produrrebbe attraverso mezzi privati».

 

Cognata parte dall’assunto tutto da dimostrare che senza l’intervento pubblico non si avrebbe l’opera lirica. Di sicuro, dice una verità: la scelta che compie lo Stato nel finanziarla è puramente arbitraria, lo si fa per ragioni di prestigio, identitarie e meritorie.

 

La “privatizzazione” degli enti lirici avrebbe dovuto conferir loro l’autonomia necessaria per quanto riguarda gli aspetti culturali ed artistici. Nello stesso tempo, si è cercato di renderle sempre meno dipendenti dalle sovvenzioni statali, coinvolgendo maggiormente nuovi finanziatori privati. La realtà ci dice che nessuno di questi due obiettivi è stato centrato, di qui le difficoltà che si sono palesate in questi anni.

Il Fondo unico per lo spettacolo ha continuato a rappresentare la maggior fonte di finanziamento (il 50 per cento del Fondo viene ogni anno destinato ai 14 enti lirici). Ai soldi dello Stato si sono poi affiancate ingenti sovvenzioni da parte di altri soggetti pubblici (dai comuni alle regioni). Nonostante vi siano state modifiche nel tentativo di coinvolgere in maggior misura i privati, queste non hanno prodotto gli effetti sperati: tra il 2004 e il 2005 si è stabilito che i privati potessero partecipare alla gestione delle fondazioni; è stata abbassata (dal 12 per cento all’8 dell’apporto finanziario statale) la soglia minima perchè i soggetti privati potessero nominare un proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione.

 

Anche altre misure sono state messe in campo.

 

A distanza di alcuni anni possiamo dire che tutti questi tentativi si sono rivelati inadeguati.

Come detto, la realtà ci parla di un controllo gestionale e di un sistema di finanziamento che vede i soggetti pubblici quasi egemoni. Dallo Stato al comune dove risiede la fondazione, di qui passano le sovvenzioni e da qui provengono i consiglieri di amministrazione.